Ciccio, pescatore di mestiere, mi attende per una battuta di pesca con lui e Ahmin, suo amico e collaboratore nella sua quotidiana fatica. Subito dopo il tramonto, lasciamo nel buio i contorni del molo per raggiungere il mare aperto. Il ruggito del motore copre il rumore dello scafo che frange il mare e in lontananza si scorgono le luci della Versilia. Giunti nella zona abituale di pesca Ciccio getta le reti. Dopo circa un’ora Ahmin inizia a recuperarle con il salpatramaglio. Ciccio libera dalle reti il pescato vivo. Le sogliole si dibattono con scatti violenti, le razze battono le pinne alate con rassegnazione, le canocchie vengono fuori rinchiuse su esse stesse perché sanno di essere in pericolo. E poi le muggini, le mazzancolle, le triglie, i polpi, le occhiate.
Ahmin, prepara la cena, degli spaghetti con il primo pescato: un piatto tipico viareggino. Al levarsi del sole, la giornata appare cristallina: all’orizzonte padroneggiano le Apuane e un gruppo di gabbiani  ci accompagna per lunghi tratti della giornata con il loro grido lancinante e rauco. Rientriamo con il sole alle spalle, Ahmin sistema accuratamente il pesce mentre Ciccio è già al telefono con gli acquirenti: la vendita ha già avuto inizio. La pesca riprenderà domani al solito orario come ogni pescatore versiliese fa ogni giorno.
 
 

Il rito della pesca

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